13 Dicembre 2020
II DOMENICA DI AVVENTO
(Anno B)
Giovanni è un segno.
E segno 'è ció che da a
pensare' (P. Ricoeur). È un rimando. È il tentativo di spostare l'attenzione da sé ad
altro.
La sua missione ha un'origine chiara: non viene da sé
e sarà testimone di luce.
E il tutto comincia e ricomincia
nel deserto. Non tra le folle. Non tra le parole. Non tra le chiacchiere.
'Chi sei?' gli chiedono, per tre volte.
E lui anziché trincerarsi dietro la sua missione, anziché vantare anche parentela e altro
dice, misteriosamente, ciò che non è:
Non sono il
Messia.
Non sono Elia.
Non sono un profeta (Assurdo! In realtà è il più grande dei profeti!!)
Solo Voce. Di una Parola Altra. Che viene da lontano e si fa
vicinissima. E il suo 'vangelo' è chiaro e preciso: 'in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete'.
Non nelle nuvole. Non per un saluto veloce. Nessuna pretesa di conoscerlo ci mette al riparo dalla
fatica di ricercarlo ancora.
Il segno è tanto più vero
quando è povero, semplice, chiaro, nudo.
Penso a tante
persone che con la vita indicano la Luce. Penso a quanti, come Giovanni, non avanzano pretese pur di
farci avanzare nel cammino di umanità e di fede.
Penso a chi
indica orizzonti, utopie, significati con la verità della propria vita e non certo da un comodo
microfono di altare o da qualche tavola rotonda o dalla bacheca di fb.
Penso a chi è capace meravigliosamente di indicare e aprire strade a
dispetto di deserti e notti. A chi non si arresta davanti ai potenti e alle diplomazie di turno e
resta leggero, vivo, divenendo punto di domanda in un tempo che ricerca solo risposte immediate e
grossolane.
Abbiamo bisogno di profeti. Ne abbiamo bisogno
come l'acqua e il sole. Di gente autoreferenziale ne abbiamo sin troppa.
Qui occorre decidersi.
Buona domenica della
Gioia!!
Don Vito.